Perché fra i brand ambassador di un azienda si devono considerare soprattutto i dipendenti?
Si continua con la saga dei 6 buoni motivi per ricordarsi della community aziendale. Dopo aver parlato di motivazione e conoscenza del personale e di employer branding, siamo arrivati al terzo motivo:
3. La community aziendale (o social intranet) può aumentare la fidelizzazione dei dipendenti, rendendoli “brand ambassador”
Dall’Edelman Trust Barometer 2016, l’indagine annuale condotta in 28 paesi su un campione di 33.000 intervistati che misura il grado di fiducia delle persone nei confronti di media, governo, aziende e organizzazioni, si evince che gli italiani, nel formarsi un’opinione relativa a un’azienda, ritengono più credibile in assoluto il parere di amici e familiari, addirittura in misura maggiore rispetto ai tecnici e agli accademici.
Questo dato deve essere necessariamente trasformato dalle aziende in opportunità di business.
In che modo? I dipendenti sono le persone che potenzialmente sono maggiormente a stretto contatto con il target aziendale, perché loro sono gli amici e i familiari dei potenziali clienti. Per questo motivo all’interno delle aziende si dovrebbero intraprendere tutte quelle strategie e progetti necessari per far diventare il più alto numero di dipendenti dei brand ambassador.
Fiorella Passoni, Amministratore Delegato di Edelman Italia, afferma che: “Gli italiani si fidano di più dei propri amici e familiari che di tecnici e accademici e danno molta importanza agli aspetti sociali ed etici delle aziende e dei loro top manager, premiandole sul mercato. La dimensione sociale delle aziende è molto apprezzata anche dai collaboratori. Mettendo infatti a confronto le aziende impegnate anche nel sociale con le altre si nota una differenza notevole a favore delle prima con una spiccata propensione da parte dei collaboratori ad identificarsi in esse, a lavorare al meglio per i consumatori, a consigliare ad altri i prodotti dell’azienda. Una tendenza che dimostra l’importanza degli investimenti in progetti di corporate social responsibility”.
Quando un brand ha dipendenti motivati e appassionati al marchio, i risultati sono agli occhi di tutti, come lo dimostrano i risultati delle ultime indagini Gallup (ottobre 2015), pubblicate in un articolo su informazionesenzafiltro: le aziende con persone fortemente coinvolte, impegnate, appassionate e creative hanno risultati che superano quelli dei loro concorrenti (+147 % dell’utile per azione) e realizzano, statisticamente:
– 41 % in meno di difetti di qualità;
– 48 % in meno di incidenti di sicurezza e sul lavoro;
– 28 % in meno di rientro prodotti
– 37 % in meno di assenteismo
Peccato che una statistica di Oracle dimostri che quando si tratta di stabilire chi abbia un’influenza negativa, i dipendenti delle aziende europee individuano i principali responsabili nella senior leadership (19%) e nei manager a cui riportano direttamente (11%). Inoltre, il 57% dei lavoratori intervistati vorrebbe che il management avesse un’interazione più regolare e proattiva con loro, ma questo avviene solo nel 26% dei casi.
L’area management delle aziende (in particolare l’area Risorse Umane, IT e Comunicazione), dovrebbe preoccuparsi di questi dati e iniziare ad agire, trovando nuovi metodi, strategie e approcci per coinvolgere e motivare i dipendenti, incoraggiandoli a diventare appunto brand ambassador.
Seguendo i risultati delle indagini dell’Edelman Trust Barometer 2016 possiamo iniziare, ad esempio, a pensare a progetti di corporate social responsibility, oppure possiamo seguire altre tendenze, come quella di implementare in azienda meccanismi e tecnologie che favoriscono i legami di cooperazione e di amicizia tra i dipendenti, fra cui le piattaforme di social collaboration o social intranet come Teammee; oppure si possono promuovere entrambe. L’importante è agire e trovare la soluzione che funzioni. Testiamo e proviamo. Il business si fa con le persone. Aumentiamo i brand ambassador dell’azienda. Il passaparola vince sempre.