Che cosa si intende per l’altra parte dell’equazione dell’employee engagement?
Si parla tanto di come i leader della divisione HR potrebbero coinvolgere di più i dipendenti e delle strategie di employee engagement che potrebbero adottare, ma cosa potrebbero fare i dipendenti per impegnarsi di più? Questo è ciò su cui ci fa riflettere l’americano Marshall Goldsmith (guru, innovatore del coaching e autore di vari libri di settore) in un suo articolo su LinkedIn. Per Marshall stiamo risolvendo, infatti, solo la metà di un’equazione.
“This is incredibly effective presentation describing half of an equation. They were persuasively explaining how the company could increase the employee’s engagement and completely ignoring how the employees could increase their own engagement. This is the biggest mistake we make in employee engagement!” – Marshall Goldsmith
L’area HR si concentra molto sui metodi più o meno innovativi per aumentare il coinvolgimento del dipendente, come ad esempio l’utilizzo di strumenti che possono enfatizzare la connessione emotiva come Teammee, ma non pensano a come i dipendenti potrebbero aumentare il proprio impegno. Questo, secondo Marshall, è il più grande errore che la divisione HR può fare nelle studio delle strategie di employee engagement.
In pratica è lo stesso punto di vista delle coppie e delle storie d’amore più lunghe e durature. Se la coppia scoppia, raramente è colpa di un solo partner. Spesso e volentieri entrambi i partner hanno colpe, perché vivere e collaborare insieme è soprattutto un compromesso e un impegno comune. Marshall come paragone usa John Kennedy e il discorso inaugurale che fece il 20 gennaio del 1961 come nuovo presidente degli Stati Uniti:
“Dunque, miei concittadini americani, non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese. Concittadini del mondo, non chiedete cosa l’America può fare per voi, ma cosa possiamo fare, insieme, per la libertà dell’uomo.” – John Kennedy
Marshall continua facendo un esempio pratico di una compagnia aerea. Durante un viaggio ci possiamo imbattere in due assistenti di volo: uno è positivo, motivato, ottimista ed entusiasta, mentre l’altro è negativo, amaro, arrabbiato e cinico. È molto probabile che i due dipendenti abbiano lo stesso stipendio, la stessa uniforme, gli stessi clienti, lo stesso aereo e le stesse tratte e molto probabilmente partecipano agli stessi programmi di employee engagement della compagnia aerea. Qual è, quindi, il motivo della differenza di comportamento degli assistenti di volo?
La differenza non risiede solo nelle azioni e nelle strategie intraprese dall’azienda, ma dal carattere, dall’umore, dai pensieri, dalla motivazione della singola persona. La differenza non è data solo da ciò che proviene dall’esterno, ma da ciò che c’è all’interno di ognuno di noi.
L’azienda può fare e dire qualsiasi cosa, ma se noi per primi non ci impegniamo e non siamo i primi a motivare noi stessi nel nostro lavoro, otterremo sempre dei risultati mediocri.